Pubblicato il Maggio 30, 2025
La privacy online è un argomento delicato ma anche di grande attualità. In un mondo in cui siamo sempre connessi, come mantenere il controllo dei nostri dati quando navighiamo su…
La privacy online è un argomento delicato ma anche di grande attualità. In un mondo in cui siamo sempre connessi, come mantenere il controllo dei nostri dati quando navighiamo su Internet o utilizziamo un’app? Questo interrogativo è ancora più rilevante quando si parla di minori. In questo articolo approfondiremo il tema della privacy online e tutte le questioni connesse, compresi i metodi per tutelare i nostri dati ed evitare che i nostri figli corrano dei rischi sul web.
Nell’epoca dell’iperconnessione, i bambini e gli adolescenti crescono immersi in un mondo digitale che offre infinite opportunità, ma anche rischi spesso sottovalutati. A partire da un’età sempre più precoce, utilizzano dispositivi connessi a Internet, accedono a piattaforme digitali, si relazionano sui social media e condividono dati personali senza piena consapevolezza delle conseguenze.
La loro capacità di valutare i pericoli online è ancora in fase di sviluppo, e spesso non hanno gli strumenti critici per riconoscere minacce come il furto di identità, il cyberbullismo o il tracciamento online. In questo scenario, il ruolo dei genitori è fondamentale. Comprendere cosa si intende per privacy online, quali sono i principali pericoli e come prevenirli è il primo passo per proteggere la serenità e la sicurezza dei nostri figli.
In questo articolo esploreremo i concetti chiave della privacy digitale, i rischi principali per i minori, le buone pratiche per le famiglie e il contributo di MyEdu a sostegno dell’educazione digitale consapevole.
La privacy online riguarda il diritto di ciascuno di controllare le informazioni che lo riguardano quando utilizza Internet. Per i minori, questo significa essere consapevoli di quali dati stanno condividendo (nome, età, localizzazione, foto, abitudini quotidiane) e capire che ogni azione in rete lascia una “traccia digitale” – il cosiddetto digital footprint.
Questa impronta può essere raccolta, memorizzata e utilizzata da piattaforme commerciali, applicazioni, motori di ricerca o perfino malintenzionati. È importante distinguere tra:
I più giovani sono particolarmente vulnerabili, perché spesso si fidano di chi interagisce con loro online. Non sempre riescono a distinguere un coetaneo da un adulto che si finge tale, oppure capiscono che cliccando “accetta” autorizzano la raccolta dei loro dati.
Proteggere la loro privacy significa garantire sicurezza emotiva e psicologica, prevenire abusi e favorire un ambiente digitale rispettoso. Inoltre, è un passo importante verso lo sviluppo della cittadinanza digitale e del senso critico.
Molte piattaforme raccolgono dati per fini pubblicitari o per creare profili personalizzati. Alcune, però, possono essere meno trasparenti, esponendo i ragazzi al rischio di furto di identità o phishing, ovvero la raccolta fraudolenta di dati attraverso link, giochi o email ingannevoli.
Anche app apparentemente innocue, se non configurate correttamente, possono accedere a microfono, fotocamera o rubrica, possono tracciare la navigazione e condividere informazioni con terze parti.
Anche se molte app prevedono l’accesso solo dopo i 14 anni (come da normativa GDPR), è comune che i bambini aggirino queste restrizioni inserendo false date di nascita. Questo li espone a contenuti non adatti, contatti indesiderati e forme di pressione sociale.
Piattaforme di gaming o messaggistica, ad esempio, possono facilitare l’adescamento online, soprattutto se i profili non sono protetti da adeguate impostazioni sulla privacy.
Ecco alcune semplici regole di base che ogni genitore può condividere con i propri figli:
Il controllo non deve essere percepito come coercizione, ma come accompagnamento. I ragazzi devono poter chiedere aiuto senza timore. Per questo è essenziale instaurare un dialogo aperto, fatto di ascolto, fiducia e confronto. Le regole digitali funzionano meglio se sono condivise e spiegate, non imposte.
Molte famiglie trovano utile creare un “patto digitale”: un accordo scritto, costruito insieme, che stabilisce le modalità d’uso dei dispositivi, le app consentite, i tempi di utilizzo e le responsabilità.
Oggi esistono numerosi strumenti gratuiti o a pagamento per configurare il parental control:
Tuttavia, la tecnologia da sola non basta: deve essere accompagnata dall’educazione all’uso critico dei media e da un’attenzione costante da parte dell’adulto.
MyEdu è una piattaforma educativa pensata per essere a misura di tutte e di tutti, un ambiente controllato e protetto, conforme alle normative europee sulla privacy (GDPR compliant). I contenuti sono verificati e progettati da una redazione di esperti di didattica digitale.
Per dare un supporto concreto, non solo a bambini e ragazzi, ma anche ai genitori, abbiamo realizzato MyEdu Coaching. Un portale di aiuto alla genitorialità, con webinar, articoli e consigli pratici e spazi di confronto sui temi del digitale, dell’inclusione e della gestione delle emozioni.
Accompagnare i bambini nel mondo digitale è una sfida educativa importante e complessa. Non si tratta di sorvegliare, ma di educare: costruire insieme una cultura della sicurezza, del rispetto e della responsabilità.
In questo percorso, genitori e insegnanti non sono soli: strumenti come quelli proposti da MyEdu possono fare la differenza. Perché una tecnologia è davvero utile solo se è anche consapevole, inclusiva e sicura.
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