Il 16 settembre si celebra la Giornata mondiale per la preservazione dello strato di ozono, istituita nel 1994 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. La data coincide con la firma del Protocollo di Montréal, una delle più importanti iniziative adottate dalla comunità internazionale per contrastare il fenomeno del buco nell’ozono, il 16 settembre 1987.
L’ozono
L’ozono è un gas costituito da tre atomi di ossigeno, presente in quantità relativamente elevata nella stratosfera terrestre. Questo gas ha la capacità di respingere in parte, e quindi di “schermare”, le radiazioni ultraviolette (raggi UV) emesse dal sole, nocive per la vita sulla Terra. Se i raggi UV non venissero in parte respinti, infatti, la sopravvivenza degli esseri viventi sulla superficie terrestre sarebbe impossibile.
Il buco nell’ozono
L’ozono subisce una riduzione ciclica naturale, ma a partire dagli anni Settanta è stata registrata una diminuzione costante e relativamente rapida in corrispondenza del Polo Sud. Un analogo assottigliamento è stato rilevato successivamente anche in corrispondenza del Polo Nord.
La causa di questa diminuzione della presenza di ozono nell’atmosfera è l’azione esercitata da gas inquinanti prodotti dalle attività umane.
I maggiori responsabili del fenomeno sembrano essere l’anidride carbonica (CO2), il metano, i clorofluorocarburi (CFC) e gli ossidi di azoto. Il protocollo di Montréal ha quindi cercato di invertire il processo catalogando le sostanze chimiche colpevoli di impoverire lo strato di ozono. Ha inoltre stabilito precise scadenze per l’interruzione della loro produzione e del loro consumo.
L’effetto serra
Ma quali sono le conseguenze effettive del buco nell’ozono? In pratica, riducendosi la fascia di ozono, la schermatura dai raggi UV risulta più debole. La quantità maggiore di radiazione infrarossa che filtra attraverso il buco viene assorbita dall’atmosfera e causa un aumento della temperatura terrestre, con conseguenze solo in parte prevedibili. Le preoccupazioni maggiori sembrano collegate al possibile scioglimento dei ghiacci polari, cui farebbe seguito un progressivo innalzamento del livello dei mari e altre conseguenze sul clima.
Il fenomeno dell’effetto serra ha trovato sempre maggiore attenzione da parte della comunità scientifica internazionale, soprattutto perché la temperatura del pianeta risulta effettivamente essere aumentata dall’inizio del Novecento di circa 0,7 gradi (fonte Greenpeace).
Buone notizie
Secondo un’analisi condotta nel 2014 dall’Unep (United Nations Environment Programme) e dalla Wmo (World Meteorological Organization), il buco nell’ozono sta diminuendo per la prima volta dopo 35 anni. Secondo le proiezioni degli scienziati, nei prossimi decenni lo strato di ozono potrebbe tornare ai livelli degli anni Ottanta. Il miglioramento è attribuibile proprio alle misure adottate con il Protocollo di Montréal per la riduzione dell’emissione dei clorofluorocarburi.
Definito da Kofi Annan, l’ex segretario dell’ONU, “un esempio di eccezionale cooperazione internazionale”, il Protocollo di Montréal ha avuto tra gli effetti anche quello di far nascere una coscienza mondiale condivisa dei rischi legati all’inquinamento. Questo ha dato il via a ulteriori incontri che hanno cambiato le politiche nazionali e internazionali sul clima. Vediamo i più importanti.
Accordo di Rio
Noto anche come Accordo di Rio, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è il trattato internazionale stilato dalla Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992 e informalmente conosciuta come “Summit della Terra”. Il trattato venne firmato da 154 nazioni che si sono così impegnate a diminuire la concentrazione di gas serra nell’atmosfera e prevenire le conseguenze pericolose dell’attività umana sul sistema climatico del pianeta. Il trattato non poneva limiti obbligatori per le emissioni di gas serra ed era legalmente non vincolante. Includeva però la possibilità che le parti firmatarie adottassero atti ulteriori (denominati “protocolli”) che avrebbero posto invece limiti obbligatori di emissioni. A tale scopo i Paesi firmatari decisero di incontrarsi annualmente nella Conferenza delle Parti (Conference Of Parties, COP).
Protocollo di Kyoto
Il principale tra i protocolli generati dalle Conferenze delle Parti è stato redatto durante il summit (COP 3) del 1997 tenutosi a Kyoto, in Giappone, ed è conosciuto come Protocollo di Kyoto. Si tratta di un accordo internazionale, sottoscritto l’11 dicembre 1997, che prevede una strategia comune tra i Paesi firmatari per ridurre le emissioni di anidride carbonica e di altri gas nocivi nell’atmosfera entro il 2012. Gli Stati aderenti furono 191 e tra i pochi non firmatari spiccano gli Stati Uniti. Nel 2012, durante la 18ma Conferenza (COP 18) tenutasi a Doha, in Qatar, è stata stabilita una proroga di otto anni del Protocollo di Kyoto, il cosiddetto Kyoto 2, esteso così fino al 2020.
Conferenza di Parigi
Fondamentale per gli accordi sul clima è anche la COP 21, la Conferenza delle Parti di Parigi che ha avuto luogo nella capitale francese dal 30 novembre al 12 dicembre 2015. I negoziati si sono chiusi con un accordo in base al quale i Paesi firmatari si impegnano a impedire che la temperatura del pianeta si innalzi di oltre 1,5°C rispetto all’età preindustriale. A questo scopo ogni Stato ha presentato un documento con le misure che intende varare per ridurre la propria emissione di gas serra. Il trattato era stato inizialmente ratificato anche dagli Stati Uniti ma, dopo la sua elezione alla Casa Bianca, Trump ha deciso per il ritiro dall’accordo.
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