La sigla DSA è un acronimo che significa: Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Si tratta di disturbi legati al neuro-sviluppo che riguardano le capacità di leggere, come scrivere o fare calcoli in…
La sigla DSA è un acronimo che significa: Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Si tratta di disturbi legati al neuro-sviluppo che riguardano le capacità di leggere, come scrivere o fare calcoli in modo corretto e fluente, e che si manifestano durante la crescita.
Si tratta in maniera specifica di:
Sono una caratteristica costituzionale del nostro cervello, come l’essere mancini, e non possono essere considerati una condizione patologica.
Si definiscono come disturbi specifici perché riguardano esclusivamente alcuni processi di apprendimento, cioè automatismi che si sviluppano durante il percorso scolastico, come la lettura corretta e fluente, la capacità di scrivere senza errori, con grafia regolare e leggibile e usando le spaziature corrette, di elaborare i numeri e fare calcoli.
Si tratta di caratteristiche di origine evolutiva: il disturbo dell’apprendimento si manifesta generalmente all’inizio del percorso scolastico, quando emerge la difficoltà del bambino o della bambina di sviluppare una capacità che per gli altri invece diventa progressivamente un automatismo.
Va chiarito che i DSA non sono conseguenze di traumi e non nascono dalla poca applicazione allo studio.
Hanno origine neurobiologica: quando parliamo di DSA, parliamo di sviluppo atipico o neurodiversità, di caratteristiche individuali del cervello.
Una persona con DSA ha intelligenza e capacità cognitive adeguate o addirittura superiori alla media: può però apprendere con difficoltà e a ritmo più lento rispetto ai suoi coetanei perché fa fatica e disperde energie a causa delle sue caratteristiche individuali di apprendimento, che lo stile della didattica tradizionale non supporta.
Un disturbo specifico dell’apprendimento si può diagnosticare con un percorso di valutazione a partire dalla fine del secondo anno della scuola primaria, e comunque quando il bambino ha compiuto gli 8 anni.
La certificazione viene effettuata in strutture autorizzate, sia pubbliche che private, previa una serie di incontri con psicologi specializzati, neuropsichiatri infantili e logopedisti che, attraverso colloqui personali con i genitori e con la bambina o il bambino, una serie di test standardizzati e lo studio in presenza di alcune attività come lettura, scrittura e calcolo saranno in grado di valutare la situazione nel suo complesso. Queste evidenze confluiranno in un documento che andrà eventualmente a definire il tipo di disturbo e il grado di intensità dello stesso, consigliando anche una serie di misure da attivare in classe.
Le misure possono essere compensative (ad esempio l’uso del tablet durante le lezioni) o dispensative (ad esempio l’indicazione di non sostenere interrogazioni orali): queste indicazioni, insieme alla certificazione, saranno la base da seguire perché la scuola, attraverso il responsabile DSA dell’istituto, formuli il piano didattico personalizzato per l’allievo: il PDP.
La certificazione andrà rifatta all’inizio delle scuole secondarie di secondo grado e all’inizio del primo anno di università: il DSA infatti evolve nel tempo e necessita di specifici accorgimenti in funzione dell’età della studentessa o dello studente e della tipologia di scuola.
I ragazzi con DSA non hanno diritto ad avere l’insegnante di sostegno durante le lezioni, ma dovrà essere il docente disciplinare a rispettare le regole concordate nel piano didattico personalizzato (PDP).
Generalmente le famiglie si appoggiano a logopedisti o tutor DSA privati, per supportare i ragazzi e le ragazze DSA nello studio a casa, con l’obiettivo di aiutarli a costruire un metodo di studio personalizzato per essere autonomi nelle attività scolastiche. Rientrano in queste attività ad esempio imparare a creare mappe cognitive, a creare schemi per memorizzare o a vincere l’ansia che spesso attanaglia chi deve gestire un disturbo dell’apprendimento.
Importantissimo l’aspetto emotivo che non deve essere trascurato: molto spesso infatti, se non affrontato nel modo adeguato diventa il problema principale da gestire nel contesto scolastico. Il calo dell’autostima può diventare motivo di ansia e spesso portare a una sofferenza emotiva importante. Non gestita o non compresa pienamente, questa situazione può portare al rifiuto verso il mondo scuola: l’abbandono scolastico o addirittura il ritiro sociale, fenomeno conosciuto anche come sindrome di HIKIKOMORI, si stanno diffondendo sempre di più e hanno spesso una base di disordini di apprendimento non gestiti o bisogni educativi speciali non affrontati.
In particolare, il tutor DSA è una figura specializzata anche sul fronte emotivo, generalmente infatti possiede una laurea in psicologia, ed ha ottenuto un certificato rilasciato dalla Regione a seguito di un corso specifico.
È importante anche ricordare la differenza tra BES e DSA.
La sigla BES è l’acronimo di Bisogni Educativi Speciali, e tra questi rientrano anche i DSA oltre a tutti quei bisogni derivanti da situazioni fisiologiche o ambientali. Tra i BES rientrano ad esempio le disabilità, i problemi di autismo, le difficoltà sociali, linguistiche o economiche.
A scuola, come a casa, ci sono delle strategie che docenti e genitori devono seguire.
Prima di tutto i docenti devono essere consapevoli del PDP, il piano didattico personalizzato, e rispettarne le indicazioni: spesso si tratta di programmare le interrogazioni, evitare due o più interrogazioni nello stesso giorno, lasciare più tempo per i compiti scritti, permettere l’utilizzo del tablet o del PC per evitare la scrittura manuale, fare utilizzare la calcolatrice o il dizionario durante i compiti in classe, e soprattutto stimolare la creazione di mappe e permetterne l’utilizzo durante le interrogazioni e i compiti in classe.
A volte però ci sono degli accorgimenti o delle modalità didattiche da applicare durante le lezioni per non “fare pesare” queste differenze in classe. Ecco ad esempio qualche soluzione più inclusiva: far lavorare l’intera classe utilizzando strumenti digitali; stimolare la produzione di materiali audio, video o presentazioni in digitale al posto di testi scritti a mano; spiegare prima della lezione l’obiettivo o i contenuti dell’argomento trattato in classe per anticipare gli argomenti, utilizzando degli “anticipatori cognitivi”.
A casa, invece, si dovrà cercare di eliminare il più possibile le distrazioni, e creare un ambiente sereno e rilassante: i compiti sono un’attività piuttosto faticosa per un bambino o una bambina con DSA, e le distrazioni a casa non li agevolano.
Insegnanti e genitori hanno un ruolo fondamentale sotto vari punti di vista: sono i primi osservatori dei comportamenti e delle attitudini degli studenti anche prima della certificazione, addirittura durante la scuola materna.
Ci sono infatti segnali che possono essere presenti già dai primi anni della primaria: come ad esempio, difficoltà nel memorizzare i numeri, associare un colore al suo nome, disegnare all’interno di un riquadro, ripetere a memoria una canzoncina o una filastrocca. Queste potrebbero essere indicatori della presenza di un possibile disturbo dell’apprendimento.
Ciò che più conta, genitori e insegnanti hanno un ruolo fondamentale e strategico nella gestione del possibile calo di autostima da parte dei bambini e delle bambine con DSA. È importantissimo per il benessere psicofisico dei ragazzi e una crescita equilibrata contenere l’ansia e lo stress, che spesso, a causa di difficoltà scolastiche o piccoli e grandi “fallimenti”, vanno a minare l’autostima, creando un circolo vizioso tra ansia e insuccesso scolastico: importante è osservare da vicino i ragazzi e le ragazze e cogliere immediatamente segnali di ansia.
Lungo tutto il percorso educativo, i genitori non devono sentirsi soli. La diffusione dei disturbi specifici è in costante crescita: secondo una recente ricerca della British Dyslexia Association, si stima che il 10% della popolazione britannica soffra di dislessia, e che invece negli Stati Uniti la soglia si attesti al 20%.
Considerando questi numeri possiamo dire di essere davanti a una nuova normalità.
Esistono associazioni specializzate come la AID, Associazione Italiana Dislessia, siti che promuovono strumenti utili a scuola e a casa, come Algor, contenuto anche nella piattaforma MyEdu, che permette la creazione di mappe sfruttando l’Intelligenza Artificiale, software di supporto alla lettura e allo studio come ad esempio Anastasis, edizioni cartacee di testi per agevolare e appassionare alla lettura (ad esempio Edizioni Ciliegio, oppure Sinnos) e infine contenuti digitali ideali per studiare con uno stile di apprendimento differente. In MyEdu Family sono presenti ad esempio migliaia di mappe, videolezioni, animazioni o test on line per tutte le materie e per tutti gli anni della scuola dell’obbligo.
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